giovedì 22 novembre 2012

Un consiglio di lettura!


Ciao a tutti!!
Oggi ho deciso di scrivere un post su uno dei miei autori preferiti, James Rollins.
Per chi non avesse mai letto niente di questo autore, consiglio di non perdere tempo e correre in libreria: divenuto in poco tempo uno dei maestri della narrativa di avventura, Rollins ha al suo attivo numerosi romanzi: alcune sono opere “stand-alone”, mentre altri fanno parte di diverse serie.
La mia preferita è in assoluto la serie della Sigma Force, in particolare il romanzo “La Mappa di Pietra”, che è stato anche il primo in cui mi sono imbattuta, per caso. “La Mappa di Pietra” (MDP)  è in realtà il secondo volume dedicato alla Sigma Force, una squadra speciale delle forze armate statunitensi, preceduto da “La Città Sepolta”, che però è stato pubblicato in Italia diversi anni dopo MDP.
Cos’hanno di tanto bello questi libri??
Innanzitutto un geniale mix di quello che, a mio avviso, deve essere trovato in un libro di avventura: enigmi storici e scientifici, un ritmo che non da tregua, scenari mozzafiato che fanno da sfondo alle vicende dei personaggi in giro per tutto il mondo.
Ma il punto di forza della serie sta tutto nei personaggi: ho letto centinaia di libri di avventura, spy-stories and co., e sinceramente  mi ero stancata dei soliti eroi senza macchia né paura, che non falliscono mai; i personaggi creati da Rollins, invece, sono credibili e (anche se, per esigenze di “copione”, sono dei geni dotati di innumerevoli risorse) realistici. Per farvi un esempio, mi piace molto il modo in cui l’autore introduce Grayson Pierce, il protagonista della MDP e altri volumi seguenti: Gray, un agente impulsivo e introverso, si trova alla sua prima missione come comandante e alle prese con tutte le questioni e i problemi che un vero leader deve affrontare; inoltre, il rapporto conflittuale con il padre malato di Alzheimer lo rende un personaggio molto umano.
In conclusione, per chi è alla ricerca di una lettura leggera ma mai banale, di un momento di svago e avventuroso divertimento, salite sulle montagne russe create da Rollins e, vi assicuro, non riuscirete più a scendere!!
(Tutti i romanzi di James Rollins sono editi in Italia dalla casa editrice Nord)

lunedì 5 novembre 2012

Odio i riassunti


Non c’è niente da farci: odio scrivere i riassunti. L’ho sempre odiato, anche alla scuola elementare, quando la maestra credeva che il compito più esaltante da poter dare ai suoi alunni fosse un riassunto. Allora si trattava di riassumere qualcosa che non avevo scritto io: leggevo il brano e mi chiedevo: cosa ti è rimasto impresso?? Bene, scrivevo un riassunto in cento parole; magari era una schifezza, magari ciò che mi era rimasto impresso erano le cose più strane e meno importanti, ma il riassunto era fatto. Ed era corto.

Perché, sì, ho il dono della sintesi, ma nonostante ciò odio fare i riassunti. Soprattutto ora che sono obbligata a riassumere ciò che ho scritto io!

Breve prefazione: la settimana prossima mi laureo in Lingue, tesi sul cinema western e la cultura americana. La mia relatrice – santa professoressa che mi ha sopportato in questi mesi – alla mia domanda: “Prof, come mi preparo per la discussione?”, ha risposto: “Comprati un bel paio di tacchi e impara a camminare.” Oltre a queste indicazioni pratiche, mi ha consigliato di preparare un discorso per la commissione in cui mostro la mia tesi; il consiglio principale è stato: “Sii breve, non superare i 5 minuti, altrimenti ti interrompono a metà.”

Ok, sintesi può anche essere il mio secondo nome, ma davanti alla schermata bianca del computer vado in panico: COME ACCIDENTI SI FA a scrivere un riassunto di cinque minuti di un lavoro lungo 40 pagine che ti ha tenuto impegnato per almeno 3 mesi?? Non è una questione di chiedersi cosa è più importante, perché dopo averci lavorato così tanto, tutto mi sembra importante! Sarò strana, ma credo che i dettagli più particolari siano ciò danno “colore” ad un’opera, quelli che distinguono il tuo lavoro da quello di qualcun altro. Ma, ahimé, sono obbligata a sforbiciare qua e là.

La stessa cosa mi è successa circa due mesi fa, quando ho deciso di inviare il mio romanzo ad alcune case editrici; la stesura della sinossi è stata la mia morte. Se per scrivere un libro di 400 pagine ci ho messo anni, è anche vero che non è stato uno sforzo, ma un piacere, un hobby per riempire i pochi momenti liberi, una piacevole valvola di sfogo. La famosa “sinossi di due cartelle circa”, invece, è stata traumatica: credo di averla cambiata almeno dieci volte, il tasto CANC ha quasi un solco a forza di premerlo e alla fine, quando ero convinta che mi sarei arenata a quello scoglio e che non avrei mai mandato il manoscritto a nessuna casa editrice per colpa della sinossi, ho scritto di getto alcune frasi.

Penso che sia una sinossi schifosa, ma temo di non poter fare di meglio.
Sì, ho il dono della sintesi, potrei riassumere questo post in due righe, ma farebbe pena.

Se c’è qualcuno che invece riesce a scrivere riassunti coerenti che allo stesso tempo siano avvincenti, interessanti, che non facciano cadere la testa del lettore addormentato di lato, per favore, si faccia avanti.

domenica 4 novembre 2012

Benvenuti!


"Le Cronache di... Me" è il titolo di questo blog, ma non solo; inizialmente doveva chiamarsi "Le Cronache di Novogord", come il romanzo che ho scritto.
Beh, che sto scrivendo, sarebbe il termine più adatto, visto che si tratta di un "lavoro in corso".
Il primo volume è terminato e viaggia fra le Case Editrici, bussando alla porta in attesa che qualcuno apra.
Il secondo è in gestazione: piano piano sta vedendo la luce.
Tutti gli altri volumi della saga sono nella mia mente.

Vedere un libro stampato, sugli scaffali di una libreria, è il sogno di ogni scrittore. Io non mi definisco nemmeno una scrittrice, ma è anche il mio sogno. 
So che è dura, so che milioni di romanzi vengono scartati dagli editori, so che è già tanto trovare qualcuno disposto a leggere due capitoli; so che la concorrenza è spietata.
Credo davvero che il mio romanzo ce la faccia, che sia migliore di altri?

Probabilmente non lo è, ma io ci credo.
Potrebbe sembrare presuntuoso, ma la verità è che non ho iniziato a scrivere con l'idea di pubblicare; ho iniziato perché volevo leggere qualcosa di nuovo, qualcosa che mi emozionasse, qualcosa che mi tenesse incollata alla pagina...
Dopo anni di letture onnivore, all'improvviso non riuscivo più a trovare niente che mi soddisfacesse. 
Quindi mi sono detta: Arrangiati.
Mi sono rimboccata le maniche, ho scritto, cancellato, riscritto, cestinato, cambiato.... finché il libro non è nato e mi è sembrata una cattiveria tenerlo nel pc. 
Un pò perché ci avevo lavorato così tanto, un pò perché mi piacciono le sfide, ho iniziato circa un mese fa l'estenuante ricerca di una Casa Editrice disposta a pubblicarlo.

Se ci riuscirò? Questa è un'altra storia.
Nel frattempo ho deciso di aprire questo blog per parlarne, in modo che la cosa mi sembri meno astratta; ma siccome non ho intenzione di parlare solo dei miei sforzi letterari, il titolo è stato trasformato.
Le "nuove" Cronache saranno uno spazio dove parlare di scrittura, della nuova e spaventosa esperienza che è vedere la propria opera fatta a pezzi dagli editori, dove confrontarmi con altri aspiranti scrittori... e, ovviamente, dove parlare di qualunque altra cosa mi venga in mente!

Buon viaggio a tutti!
Danae
(sempre e comunque "lettrice")