lunedì 5 novembre 2012

Odio i riassunti


Non c’è niente da farci: odio scrivere i riassunti. L’ho sempre odiato, anche alla scuola elementare, quando la maestra credeva che il compito più esaltante da poter dare ai suoi alunni fosse un riassunto. Allora si trattava di riassumere qualcosa che non avevo scritto io: leggevo il brano e mi chiedevo: cosa ti è rimasto impresso?? Bene, scrivevo un riassunto in cento parole; magari era una schifezza, magari ciò che mi era rimasto impresso erano le cose più strane e meno importanti, ma il riassunto era fatto. Ed era corto.

Perché, sì, ho il dono della sintesi, ma nonostante ciò odio fare i riassunti. Soprattutto ora che sono obbligata a riassumere ciò che ho scritto io!

Breve prefazione: la settimana prossima mi laureo in Lingue, tesi sul cinema western e la cultura americana. La mia relatrice – santa professoressa che mi ha sopportato in questi mesi – alla mia domanda: “Prof, come mi preparo per la discussione?”, ha risposto: “Comprati un bel paio di tacchi e impara a camminare.” Oltre a queste indicazioni pratiche, mi ha consigliato di preparare un discorso per la commissione in cui mostro la mia tesi; il consiglio principale è stato: “Sii breve, non superare i 5 minuti, altrimenti ti interrompono a metà.”

Ok, sintesi può anche essere il mio secondo nome, ma davanti alla schermata bianca del computer vado in panico: COME ACCIDENTI SI FA a scrivere un riassunto di cinque minuti di un lavoro lungo 40 pagine che ti ha tenuto impegnato per almeno 3 mesi?? Non è una questione di chiedersi cosa è più importante, perché dopo averci lavorato così tanto, tutto mi sembra importante! Sarò strana, ma credo che i dettagli più particolari siano ciò danno “colore” ad un’opera, quelli che distinguono il tuo lavoro da quello di qualcun altro. Ma, ahimé, sono obbligata a sforbiciare qua e là.

La stessa cosa mi è successa circa due mesi fa, quando ho deciso di inviare il mio romanzo ad alcune case editrici; la stesura della sinossi è stata la mia morte. Se per scrivere un libro di 400 pagine ci ho messo anni, è anche vero che non è stato uno sforzo, ma un piacere, un hobby per riempire i pochi momenti liberi, una piacevole valvola di sfogo. La famosa “sinossi di due cartelle circa”, invece, è stata traumatica: credo di averla cambiata almeno dieci volte, il tasto CANC ha quasi un solco a forza di premerlo e alla fine, quando ero convinta che mi sarei arenata a quello scoglio e che non avrei mai mandato il manoscritto a nessuna casa editrice per colpa della sinossi, ho scritto di getto alcune frasi.

Penso che sia una sinossi schifosa, ma temo di non poter fare di meglio.
Sì, ho il dono della sintesi, potrei riassumere questo post in due righe, ma farebbe pena.

Se c’è qualcuno che invece riesce a scrivere riassunti coerenti che allo stesso tempo siano avvincenti, interessanti, che non facciano cadere la testa del lettore addormentato di lato, per favore, si faccia avanti.

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